La ricerca e la sperimentazione marciano in parallelo nel lavoro di Carlo Pace. Egli pone particolare attenzione ai materiali da utilizzare: dal colore o pigmento cromatico al supporto, dall’oggetto recuperato e reinserito in un nuovo circuito estetico al “ready-made” vero e proprio. I supporti hanno un’importanza cruciale sulla realizzazione dell’opera. I risultati sono i più disparati. Spesso prende vita un’operazione “in fieri” mai casuale, a volte con esito migliore del progetto. I percorsi dell’Arte di Pace sono tutt’altro che rettilinei. Gli va senz’altro riconosciuta una non comune capacità di attraversamento della scena artistica internazionale in quanto egli è riuscito a ridurre tutte le acquisizioni al denominatore comune della propria personalità. Le sue opere, pur nella molteplicità di iniziative, presentano un inconfondibile marchio di specificità: il “Fattore Pace”. Il suo libero spirito di ricerca, il suo bisogno di sondare nuove forme di espressione e nuovi linguaggi figurativi lo segnalano come artista di ricco e variegato sperimentalismo, di colto e collaudato eclettismo. Inoltre, l’uso ben mirato di materiali di recupero, i più disparati, reinseriti con intelligenza e con ripristinata dignità nell’ambito del discorso estetico, fanno di lui un protagonista di un nuovo Dadaismo, uno dei più originali interlocutori dell’Arte Povera piemontese. (Dino Molinari)