Dove va la pittura verso gli Anni Ottanta

COPERTINA-GALA-1974L’uscita in Italia, nel 1962, del testo di Arnheim “Arte e percezione visiva”, che analizza lucidamente come e quando problemi della percezione si identificano con quelli della psicologia della forma, ha dato senza dubbio una violenta spallata alle filosofie dello “sturm-unddrang”. Il quadro o l’oggetto, quando non lo si guardi forzatamente come segno di conservazione, non intende più porsi come “rappresentazione”, ma se mai come ipotesi mentale o progettuale, che si sviluppi in più direzioni, acquistando a capacità di darsi come operazione didattico-conoscitiva in continuo divenire, che deve essere letta sia come stimolo percettivo che come indicazione concettuale. Gli artisti che oggi sembrano aver scelto la strada più difficile ma anche la più produttiva sono senza dubbio quelli che a piccoli gruppi, o isolati, portano avanti puntigliosamente una ricerca, non dimentica delle proprie radici e dei propri padri, che va verso l’elaborazione di elementi segnico-cromatici-progettuali che possono costituirsi a linguaggio alternativo e perciò in grado di mettere in crisi quegli schemi mentali su cui si basa la tipica cultura borghese che vede neIl’arte soprattutto uno strumento mercantile.

Dopo gli anni settanta, un gruppo di artisti omogenei non esiste. Si possono individuare  due  linee:

1) della “nuova astrazione”- non la chiamiamo “nuova pittura” perchè oggi di pittura  non ce n’è affatto. Questa linea comprende posizioni di ricerca differenti ma affini: V. Vago, C. Verna, M. Gastini, G. Griffa, C. Olivieri, Bonalumi, R. Guarneri, C. Battaglia, ci testimoniano un lavoro serio sulla dimensione  psichica e fisica  del colore, lavoro tipico di un’area italiana classica e artigiana.

2) Un’altra linea “per domani” va individuata in quel gruppo di artisti che, con intenti e scopi diversi, intendono ricercare spazi operativi autonomi che, pur tenendo  conto di analisi  già storicizzate, privilegiano canali di comunicazione non usurati, cercando una scrittura intenzionata come itinerario psicologico e come valore di coscienza: C. Cioni, S. Sermidi, N. Varale, S. Bonelli, L. Schiozzi, G. Ortelli, G. Gorza, F. Bruzzone, Carlo Pace.

Carlo Pace sulle “carte assorbenti” opera una decomposizione del segno  personalissima, tendendo verso una gestualità di tipo “mentale”. Per questo gruppo di operatori il quadro o l’opera diventano “pensiero”, infatti la graficità oggettiva, che non si avvicina mai alla ricerca scientifica, sollecitando il fruitore, mette in moto un meccanismo di ri-creazione che per rimandi riconduce ad un preesistente  universo in cui la simbolizzazione è solo una ricerca di spazio e tempo, di segno e misura utopica.

MARISA VESCOVO
DA GALA INTERNATIONAL (1974)