di Dino Molinari
I fattori che caratterizzano l’arte di Pace si possono così riassumere:
1) la precocità dovuta a due ragioni principali l’innata sensibilità, la predisposizione connaturata verso l’arte e l’ambiente familiare in cui è cresciuto e si è formato.
2) l’unicità e l’originalità in quanto il modo di fare arte di Carletto Pace è del tutto estraneo agli schemi della cultura figurativa alessandrina.
Di fronte alle innovazioni delle avanguardie (primo e secondo futurismo, astrattismo, astrattismo geometrico, informale), Alessandria si è sempre dimostrata refrattaria, fino all’inizio degli anni settanta quando viene inaugurata la Sala Comunale. Mi pare quindi legittima l’affermazione che Pace abbia rappresentato, in special modo negli anni ’50 e ’60, un’autentica proposta innovativa, aderendo tramite un’esatta lettura dello spazialismo di Fontana, dell’arte nucleare confluita poi nel MAC di Dova, Crippa, Dangelo, Allosia.. a una nuova concezione della materia, del segno, del gesto che in Italia veniva teorizzata da Francesco Arcangeli. Pace si inseriva, forse intuitivamente, istintivamente, più che razionalmente, data l’età, in quel processo planetario quale fu l’informale in tutte le sue molteplici manifestazioni estetiche, filosofiche, esistenziali;
3) la ricerca come dialettica, l’eclettismo, lo sperimentalismo.
Questi tre aspetti della pittura di Pace, pur possedendo diverse e svariate implicazioni, in realtà sono intimamente collegati. La ricerca come fattore dinamico, propulsore, induce necessariamente all’eclettismo e alla sperimentazione quali momenti fondanti della ricerca stessa.
La ricerca e la sperimentazione sono due elementi che marciano in parallelo. Gli studi di sperimentazione di Pace sulla “forma” richiedono una particolare attenzione per i materiali da utilizzare di volta in volta, dal colore o pigmento cromatico al supporto, dall’oggetto recuperato e reinserito in un nuovo circuito estetico al ready-made vero e proprio. A volte i colori sono tradizionali: olio, tempera, smalto; sovente e, in certi periodi è la regola, predominano sostanze colorate, in polvere o liquide, che vengono associate o conglutinate con agenti vettori quali colle, vinavil, cementite, cere, vernici, emulsioni e quant’altro. I risultati sono i più disparati, anche se voluti, calcolato, calibrati, in una sorta di alchimia che consente a Pace di ottenere gli effetti desiderati e progettati. Spesso è la combinazione dei reagenti a prendere il sopravvento sul progetto originale, creando una operazione “in fieri”, mai casuale, sempre controllata, a volte con esito diverso dal progetto, anche migliore. I “supporti” hanno un’importanza determinante sulla realizzazione dell’opera in quanto sono, forse ancora più dei pigmenti, una componente che incide in modo meno palese, più subdolo, sulla conduzione e sulla conclusione dell’ idea.
Oltre i supporti tradizionali quali tela, tavole, cartone, carta.. Pace utilizza il cartone ondulato da imballo, le carte assorbenti, le carte crespe policrome, i feltri, le reticelle metalliche, il vetro, la carta a vetro, le vecchie cornici riutilizzate come parte integrante dell’ opera. La curiosità innata, la necessità di documentarsi e di confrontarsi con le svariate correnti di pensiero, hanno inciso su particolari momenti della ricerca.
I percorsi dell’ arte di Pace sono tutt’altro che rettilinei; gli va riconosciuta una non comune capacità di attraversamento, fra i cavalli di frisia della scena artistica internazionale, in quanto egli è riuscito a ridurre tutte le acquisizioni al denominatore comune della sua personalità, alla specificità del suo mondo e del suo modo di essere. Le sue opere, pur nella molteplicità d’ iniziativa, presentano un inconfondibile marchio di riconoscibilità, una logica consequenziale che consente di individuare il carattere di specificità che lo contraddistingue.”